L’empatia è una qualità preziosa che ci permette di comprendere gli altri e di metterci al loro posto. Si tratta di una competenza che ci aiuta a relazionarci con gli altri in modo positivo e a creare legami significativi.
Cos’è l’empatia?
L’empatia è la capacità di mettersi nei panni degli altri, di comprendere i loro pensieri e sentimenti e di condividere le loro emozioni. Si tratta di un’abilità fondamentale per relazionarsi in modo efficace con gli altri e per costruire rapporti duraturi e di qualità.
L’empatia non è lo stesso della simpatia. La simpatia implica la comprensione del dolore degli altri, ma non necessariamente implica la condivisione delle loro emozioni.
L’empatia, invece, ci permette di provare le stesse emozioni degli altri e di sentire quello che loro stanno provando.
L’empatia non è simpatia
E’ importante fare una distinzione tra empatia e simpatia. Spesso, infatti, queste due parole vengono utilizzate in modo intercambiabile, ma in realtà hanno significati differenti.
L’empatia, come suggerisce l’etimologia della parola, deriva dal greco “en-pathos”, che significa “dentro il sentimento”. Ciò significa che quando siamo empatici, siamo in grado di percepire le emozioni di un’altra persona così come essa le sente, indipendentemente dal fatto che condividiamo o meno la sua visione delle cose.
D’altra parte, la simpatia deriva dal greco “sym-patheia”, che significa “patire insieme”. Quando diciamo che proviamo simpatia per qualcuno, in realtà intendiamo dire che ci piace e che troviamo quella persona divertente o interessante.
Nonostante ciò, la simpatia può essere utilizzata impropriamente per indicare la capacità di provare le stesse emozioni dell’altro, il che in realtà sarebbe un caso di empatia.
E’ importante sottolineare che l’empatia non richiede necessariamente di avere vissuto le stesse esperienze dell’altro. Ad esempio, se la mia amica è triste perché ha perso il suo cane, io posso essere empatica e comprendere la sua tristezza anche se non ho mai avuto un cane.
Ciò è possibile perché nella mia vita ho potuto sperimentare la tristezza per aver perso un legame al quale tenevo e che mi faceva stare bene. Quindi, per essere empatici, non è necessario vivere la stessa esperienza dell’altro.
In conclusione, essere empatici significa essere in grado di comprendere i sentimenti dell’altro e metterlo al centro, senza per forza condividerli. D’altra parte, la simpatia indica una sensazione di piacere o affinità verso l’altro, ma non necessariamente la capacità di comprendere i suoi sentimenti.
Perché l’empatia è così importante?
L’empatia è importante perché ci permette di creare relazioni positive con gli altri. Quando siamo in grado di comprendere gli altri e di metterci nei loro panni, ci sentiamo più vicini a loro e più motivati a stabilire rapporti di fiducia e di collaborazione.
Inoltre, l’empatia ci permette di gestire meglio le nostre relazioni interpersonali. Quando siamo in grado di comprendere gli altri, siamo anche in grado di comunicare in modo più efficace e di risolvere i conflitti in modo pacifico.
Infine, l’empatia è un’abilità fondamentale per la leadership. Un leader empatico è in grado di comprendere i bisogni dei suoi collaboratori e di motivarli in modo efficace. In questo modo, il leader può creare un ambiente di lavoro positivo e produttivo.
Empatia, cosa dire e cosa non dire
Quando una persona cara sta attraversando un momento difficile, il nostro cuore si riempie di un desiderio profondo di esserle accanto, di sostenerla con tutto il nostro amore e aiutarla a superare ogni ostacolo.
Ma talvolta, mentre ascoltiamo le sue parole cariche di emozioni, possiamo inciampare in un errore involontario, pronunciando quelle parole che sembrano tanto empatiche, ma che in realtà possono creare un muro tra noi e l’altro, interrompendo il flusso dell’empatia e della condivisione.
È vero, il nostro desiderio di legarci all’altra persona è genuino e sincero, ma a volte ci sfugge la complessità unica della sua situazione.
Senza accorgercene, potremmo trovarci a voler portare l’attenzione su di noi, sottolineando le nostre esperienze simili per farle sentire che non è sola in ciò che sta attraversando. Ma in realtà, ciò che vorremmo trasmettere è che ciò che sta passando è comune a tutti, quando in realtà il suo dolore è unico e personale.
Immaginatevi se fosse successo a noi: non vorremmo nient’altro che essere ascoltati attentamente, fino nei minimi dettagli, con tutta la nostra autenticità e vulnerabilità.
Recentemente, durante una serata tra amici, Giorgia ha condiviso con noi la sua sofferenza, quella lacerante depressione che l’ha avvolta. Ha descritto con parole pesanti come non sia mai stata così triste e stanca, come anche le azioni più semplici le siano diventate complesse e stancanti. Il sorriso e la risata sembravano essersi eclissati da giorni.
Cristian, di solito così gentile e comprensivo, ha desiderato far sentire Giorgia ascoltata, ma ha pronunciato una frase che, seppur ben intenzionata, ha reso meno profondo il legame tra loro: “Conosco bene quello che stai provando. Capita anche a me qualche mattina di far fatica a scendere dal letto e non voglio proprio andare a lavorare…“.
Le sue intenzioni erano buone, voleva far sentire Giorgia compresa, mostrandole che conosceva quella sensazione. Ma, fortunatamente per lui, non ha mai sperimentato la profondità di una depressione.
Al contrario, Denise ha risposto con dolcezza: “Non mi è mai capitato di provare quello che hai appena descritto Giorgia, ma suona così terribile e faticoso! E se c’è qualsiasi cosa che possiamo fare, noi siamo qui per te!“.
Entrambi volevano essere un supporto per Giorgia in quel momento così difficile, ma le parole di Denise hanno toccato le corde più profonde del suo dolore, mentre quelle di Cristian hanno inavvertitamente minimizzato la sua sofferenza, riducendola a un mattino faticoso.
Forse sarebbe stato più opportuno dire: “Posso solo minimamente immaginare quello che stai vivendo…” o “Sono così profondamente dispiaciuto che stai attraversando tutto questo e voglio che tu sappia che io sono qui per te!“.
Rimanere profondamente curiosi e aperti verso l’esperienza altrui, cogliendo ogni sfumatura senza cercare di normalizzare o identificarci con la nostra storia, è ciò che fa crescere un legame autentico e profondo.
Un consiglio prezioso è quello di essere sempre curiosi! Non possiamo sapere cosa l’altro sta provando se non chiediamo e ascoltiamo con tutto il cuore.
Solo così possiamo veramente essere al suo fianco, offrendo un sostegno sincero e autentico. Siate motivati dalla compassione e dalla volontà di creare un legame profondo e significativo con coloro che ci stanno a cuore.
Le abilità dell’empatia
Le abilità legate all’empatia sono fondamentali per poter comprendere le emozioni e i pensieri degli altri, e quindi creare relazioni positive e soddisfacenti.
Per riuscire in questo obiettivo, è necessario possedere o sviluppare alcune abilità specifiche:
- Identificare e riconoscere l’emozione che l’altro sta provando. Per fare questo, bisogna prima comprendere e sperimentare l’emozione su se stessi.
- Sintonizzarsi con l’esperienza dell’altro, mettendosi sullo stesso livello sia a livello cognitivo che emotivo. Ciò significa sentire come si sente l’altro, comprendere i suoi pensieri e le sue emozioni.
- Riflettere il vissuto interiore dell’altro nel momento in cui viene interiorizzato il suo stato d’animo. Questo permette all’altro di acquisire una maggiore consapevolezza e di sentirsi compreso.
- Possedere la capacità di autoregolazione emotiva, sia per evitare di confondere l’emozione dell’altro con la propria, sia per non venire disturbati.
- Non metterti al centro. Rubare il centro della scena è l’atteggiamento più sbagliato per iniziare un rapporto empatico. Quante volte vi sarà capitato di vedere qualcuno che ti interrompe dicendo: “si è successo anche a me, è inizia a parlare senza smettere raccontando la sua di esperienza e dimenticando la tua?”.
Nonostante l’empatia possa essere un concetto complesso da spiegare, il psicologo britannico Baron-Cohen ha distinto due componenti principali: la componente cognitiva e la componente affettiva.
La componente cognitiva permette di comprendere i sentimenti altrui mettendosi nei loro panni. In questo caso, l’empatia viene intesa come la capacità di comprendere l’esperienza dell’altro, e di dedurre il suo comportamento o stato mentale sulla base dell’esperienza personale.
La componente affettiva, invece, consiste nel reagire in modo emotivamente adeguato allo stato psicologico dell’interlocutore. In tal caso, l’empatia viene intesa come una condivisione emotiva, una risposta affettiva simile a quella dell’altro.
Come sviluppare l’empatia?
Sviluppare l’empatia richiede un impegno costante e una serie di azioni quotidiane. Ecco alcuni consigli per sviluppare l’empatia:
- Ascolta attivamente gli altri. Quando parli con gli altri, ascolta con attenzione e cerca di capire i loro punti di vista.
- Poni domande. Fai domande che dimostrino il tuo interesse e la tua attenzione nei confronti degli altri.
- Mettiti nei loro panni. Cerca di immaginare come si sentirebbero gli altri in una determinata situazione.
- Sii aperto alle differenze. Accetta le differenze degli altri e cerca di capire come queste possano influire sulle loro emozioni e i loro comportamenti.
Empatia e Neuroni Specchio
Il gruppo di Di Pellegrino, Fadiga, Fogassi, Gallese e Rizzolatti ha poi formulato la teoria dei neuroni specchio, (I neuroni specchio – come si legge nel pensiero e si prevede il futuro), secondo cui l’empatia nasce da un processo di simulazione incarnata che precede l’elaborazione cognitiva.
A livello neurobiologico, la comprensione della mente e dei vissuti dell’altro è sostenuta da una particolare classe di neuroni, definiti neuroni specchio: partecipare come testimoni ad azioni, sensazioni ed emozioni di altri individui attiva le stesse aree cerebrali di norma coinvolte nello svolgimento in prima persona delle stesse azioni e nella percezione delle stesse sensazioni ed emozioni.
Alla base dell’empatia ci sarebbe un processo di ‘simulazione incarnata’, vale a dire un meccanismo di natura essenzialmente motoria, molto antico dal punto di vista dell’evoluzione umana, caratterizzato da neuroni che agirebbero immediatamente prima di ogni elaborazione più propriamente cognitiva.
“Percepire un’azione – e comprenderne il significato – equivale a simularla internamente. Ciò consente all’osservatore di utilizzare le proprie risorse per penetrare il mondo dell’altro mediante un processo di modellizzazione che ha i connotati di un meccanismo non conscio, automatico e prelinguistico di simulazione motoria. […]
Quando vedo qualcuno esprimere col proprio volto una data emozione e questa percezione mi induce a comprendere il significato emotivo di quell’espressione, non conseguo questa comprensione necessariamente o esclusivamente grazie a un argomento per analogia.
L’emozione dell’altro è costituita dall’osservatore e compresa grazie a un meccanismo di simulazione che produce nell’osservatore uno stato corporeo condiviso con l’attore di quella espressione. È per l’appunto la condivisione dello stesso stato corporeo tra osservatore e osservato a consentire questa forma diretta di comprensione, che potremmo definire empatica” (Gallese, Migone e Eagle, 2006).
In conclusione, l’empatia è un’abilità fondamentale per la nostra vita quotidiana e per le nostre relazioni interpersonali. Essa ci permette di comprendere gli altri e di metterci al loro posto, creando rapporti di fiducia, collaborazione e positività.
Sviluppare l’empatia richiede un impegno costante, ma i benefici sono molti e possono migliorare la nostra vita e quella degli altri.
Se hai trovato interessante questo articolo, lasciami un commento e se hai voglia di dare un occhiata a quello che scrivo ti invito a guardare il mio blog.
Perché Semplicemente io? Non ho la presunzione di insegnare nulla ma semplicemente di condividere quello che ho imparato lungo la strada.. perché spesso ha aiutato me e penso che possa aiutare anche agli altri.
Un abbraccio e buon blogging ma soprattutto buona vita a te.
0 commenti