Navigare nel vasto mondo dei mercati finanziari può sembrare un’impresa ardua per i neofiti, ma con la giusta guida e comprensione dei concetti chiave, diventa un territorio accessibile e potenzialmente profittevole.
L’articolo che segue fornirà una panoramica chiara e concisa delle basi del trading finanziario, illustrando le diverse categorie di strumenti che lo compongono e i principi fondamentali che ne regolano le dinamiche dei mercati finanziari.
Spesso si utilizza un linguaggio molto tecnico: alcuni termini sono abbastanza riconoscibili, come ad esempio il tasso di interesse, broker, materie prime o dividendo, mentre altri potrebbero risultare del tutto sconosciuti, ad esempio long strangle, margine operativo lordo (EBITDA) o mercati OTC.
È importante e soprattutto fondamentale scoprire i principi fondamentali che regolano i mercati finanziari e i mercati finanziari. Quante più informazioni avrai a disposizione, minori saranno i rischi di commettere costosi errori.
Cosa sono i mercati finanziari
I mercati finanziari sono piattaforme virtuali, (precedentemente luoghi fisici), note come sedi di negoziazione, che permettono agli investitori di effettuare operazioni di compravendita di strumenti finanziari quali azioni, obbligazioni, valute, materie prime, derivati e quote di fondi.
Esistono diverse tipologie di mercati finanziari, la cui classificazione può variare in base al tipo di strumento finanziario scambiato (mercati azionari, mercati obbligazionari, delle materie prime, dei cambi etc.), alla loro area geografica (mercato nazionale, mercato internazionale) e al livello di regolamentazione (mercato regolamentato, mercato non regolamentato o over the counter). Un’altra classificazione comune si basa sul tipo di emittente, distinguendo il mercato primario da quello secondario.
Il mercato primario. È il luogo in cui si acquistano i titoli al momento della loro emissione, cioè dove gli strumenti finanziari vengono creati e dove gli emittenti raccolgono il capitale. Nel mercato primario, gli investitori sottoscrivono gli strumenti emessi dagli emittenti in cambio di nuove azioni o di nuove obbligazioni.
Il mercato secondario. In questi mercati i sottoscrittori, cioè gli investitori che già hanno acquistato dei titoli, possono rivenderli a terzi. Le transazioni sono dunque di livello secondario, ossia agiscono esclusivamente gli investitori, per acquistare e vendere tra loro strumenti finanziari, senza la partecipazione degli emittenti.
Mercati finanziari – Il Trading
Iniziamo subito col definire che cos’è esattamente il trading finanziario. Per dirla nel modo più semplice possibile, il trading finanziario consiste nella compravendita di strumenti finanziari.
Tuttavia, al di là di tutta questa terminologia, il principio alla base del trading finanziario è uno solo e consiste nel prevedere se il prezzo di un bene aumenterà o diminuirà, (detta così sembra facile). Se la previsione si rivela corretta avremo la possibilità di ottenere notevoli rendimenti, altrimenti incorreremo in perdite.
Questi strumenti si suddividono in diverse tipologie, ma tra le categorie principali troviamo le seguenti:
Azioni: le singole quote della proprietà di una società, ad esempio di Apple, Amazon o Stellantis
Indici: la media ponderata del valore di un paniere di titoli, come DAX30, FTSEMib, Dow Jones 30. Ad esempio, DAX30 rappresenta con un solo numero il valore dei 30 titoli che lo compongono
Forex: valute globali, compresi sterlina, dollaro, euro
Materie prime (commodity): può trattarsi di asset fisici, materie prime e prodotti agricoli, (l’oro, il petrolio o il mais).
Privati e aziende negoziano strumenti finanziari per necessità personali o lavorative, ad esempio, per viaggiare dall’Europa agli Stati Uniti, è necessario cambiare euro in dollari, operando così nel mercato forex.
Ecco un altro esempio: un produttore di bibite in lattina ha bisogno di ordinare una consistente spedizione di alluminio per la fabbricazione delle proprie bibite. Acquistando questo metallo l’azienda opererà all’interno del mercato delle materie prime.
Nella maggior parte dei casi, comunque, gli operatori finanziari non hanno davvero bisogno di possedere gli asset oggetto di negoziazione. In realtà il loro scopo è quello di ricavare un profitto dalle variazioni di prezzo di questi ultimi, ad esempio acquistandoli a un prezzo basso e rivendendoli a un prezzo elevato.

Che cosa sono i mercati finanziari?
I mercati finanziari sono i luoghi in cui avvengono le negoziazioni tra acquirenti e venditori, come in qualsiasi tipologia di mercato. In molti casi si tratta di luoghi fisici nei quali i trader si incontrano per scambiare un certo tipo di asset. Eccone alcuni:
- Azioni alla Borsa di Londra (LSE)
- Materie prime al Chicago Mercantile Exchange (CME)
Ma potrebbe anche trattarsi di sistemi elettronici, come ad esempio:
- Il listino di borsa del NASDAQ
- Il mercato forex (essenzialmente una rete di colossi bancari e fornitori di valuta)
Dal momento che acquirenti e venditori si trovano tutti nello stesso luogo (fisicamente, elettronicamente o in entrambe le modalità), i mercati finanziari permettono ai trader di scambiare asset in maniera rapida e semplice.
Tali mercati finanziari di norma sono regolati in modo molto severo, il che riduce il rischio di attività illegali e fraudolente. Se ad esempio si volesse acquistare del mais su una borsa merci regolamentata, si potrebbe farlo senza dover condurre indagini preliminari e con la certezza che il prodotto sia stato sottoposto a una serie di controlli qualità preventivi.
Perché negoziare sui mercati finanziari?
Se nascondi i tuoi risparmi sotto il materasso per un anno e ti dimentichi di loro, il loro valore rimane invariato. Avrai esattamente lo stesso importo del denaro all’inizio e alla fine. Anzi, in realtà dodici mesi dopo il valore di quei risparmi sarebbe probabilmente inferiore a quello di partenza, poiché nel frattempo il costo della vita potrebbe sicuramente essere aumentato.
Immagina invece di aver utilizzato quella somma per investire nei mercati finanziari e acquistare degli asset finanziari, ad esempio azioni o materie prime. In questo caso esisterebbe un potenziale di crescita molto più ampio per i tuoi risparmi, che non resterebbero semplicemente in giacenza: infatti il valore di quelle azioni e materie prime potrebbe aumentare ma allo stesso modo anche diminuire.
Il trading sui mercati finanziari mira a bilanciare rischi e guadagni, investendo in asset con variazioni di valore favorevoli. Agire con intelligenza può far crescere i propri risparmi più che lasciarli su un conto corrente.
Investire e fare trading
Gli esempi che abbiamo illustrato sopra descrivono essenzialmente un’attività di investimento, ovvero una modalità di trading finanziario a lungo termine che comporta l’acquisto e il mantenimento di asset finanziari per un certo numero di mesi o anni.
Infatti, è abbastanza probabile che in una certa misura tu stia già investendo nei mercati finanziari, forse anche solo passivamente. Se possiedi un piano pensionistico, ad esempio, stai investendo il denaro che guadagni oggi nella prospettiva che al momento della pensione il suo valore sarà aumentato.
Di norma gli istituti di previdenza investono questi soldi al posto tuo a fronte del pagamento dei costi di gestione, anche se nella maggior parte dei casi hai comunque la possibilità di scegliere su quali strumenti finanziari puntare.
Esempio: 100 dollari messi da parte in contanti nel 1986 corrisponderebbero ad appena 38 dollari nel 2014, a causa dell’inflazione. Investendo invece quei 100 dollari nel mercato azionario si sarebbe ottenuto un rendimento pari a circa 1120 dollari.
Ma l’investimento a lungo termine non è l’unico modo di operare nei mercati finanziari: esiste anche il trading attivo, a cui talvolta ci si riferisce con il termine speculazione.
Mentre di norma gli investitori puntano sul valore degli asset a lungo termine e cercano di strutturare un portafoglio in grado di generare buoni rendimenti in futuro, i trader attivi tendono a concentrarsi sui movimenti di mercato a breve termine, in alcuni casi inserendo addirittura centinaia di ordini in un giorno.
È possibile adottare una strategia a lungo termine effettuando poche operazioni all’anno oppure scegliere un approccio che sfrutta anche le più piccole variazioni di prezzo. Questa decisione dipende dalla personalità dell’individuo e dal tempo disponibile da dedicare al trading.
Che cosa sono le azioni?
Quando si parla di trading, mercati finanziari o investimenti nella vita quotidiana, spesso ci si riferisce al trading di azioni. È la modalità più classica e conosciuta di negoziazione sui mercati finanziari, soprattutto tra i singoli investitori.
Se possiedi un piano pensionistico è abbastanza probabile che in una certa misura tu stia già investendo in azioni. Ma che cosa sono le azioni? E soprattutto, come funzionano?
La società XXY vale £30.000 e ha emesso 2.000 azioni, ciascuna di queste azioni vale £15 (30.000 ÷ 2.000).
La fluttuazione del prezzo delle azioni determina a sua volta la variazione del valore della società. L’obiettivo degli investitori che acquistano le azioni della società XXY è che il valore di quelle azioni aumenti, in modo da poterle rivendere a un prezzo maggiore.
Ma perché le società emettono azioni? Per aumentare la disponibilità di denaro consentendo agli investitori di acquistare una parte della società, gli amministratori possono raccogliere capitale e utilizzarlo per le necessità di investimento dell’azienda. Ad esempio, potrebbero aver bisogno di liquidità aggiuntiva per estendere la propria attività in nuove aree geografiche o per lanciare una nuova linea di prodotti.
Se i fondi raccolti sono utilizzati in modo efficiente, la società può diventare più redditizia, il prezzo delle azioni può aumentare e, con esso, il valore dell’azienda. Questo indica una forte interdipendenza tra la società e gli azionisti. La società necessita degli azionisti per accumulare fondi, mentre gli azionisti si aspettano che la società utilizzi i loro investimenti per far crescere l’azienda e ricavare un profitto.
Qual è il motivo della variazione dei prezzi delle azioni?
I prezzi delle azioni possono rimanere stabili per mesi, ma anche subire variazioni repentine. La misura in cui il valore di un’azione subisce variazioni è nota come volatilità.
La variazione dei prezzi delle azioni è regolata principalmente dalle leggi della domanda e offerta. In sostanza, se il numero di persone che desiderano acquistare un’azione è superiore a quello di coloro che desiderano venderla, il prezzo dell’azione aumenta perché la domanda supera l’offerta. Allo stesso modo, se l’offerta supera la domanda, il prezzo diminuisce.
Domanda e offerta possono subire l’influenza di vari fattori, ma i principali sono due:
Gli utili. Sono i profitti generati dall’azienda. Se gli utili di una società sono superiori a quanto previsto, normalmente il prezzo delle azioni aumenta. Se invece gli utili deludono le aspettative, il prezzo delle azioni in genere diminuisce.
Di solito le società rendono pubbliche le informazioni sugli utili ricavati a scadenze specifiche, ovvero su base trimestrale, semestrale oppure annuale. Il prezzo delle azioni di una società può dimostrarsi particolarmente volatile subito prima e dopo questi annunci, soprattutto se le cifre comunicate si discostano fortemente da quanto anticipato, sia in senso positivo che negativo.
Per sapere quando le società che ti interessano rilasciano comunicati sui propri risultati in termini di utili basterà consultare il calendario economico.
Sentiment. Questo è un fattore significativo e complesso che influisce sul prezzo delle azioni. I prezzi delle azioni tendono a essere influenzati dalle aspettative sulle prestazioni future dell’azienda. Su queste aspettative incidono vari fattori, come l’imminente implementazione di nuove normative nel settore, la fiducia del pubblico negli amministratori dell’azienda o lo stato di salute generale dell’economia.
Mercati finanziari – Negoziare le azioni
Nella maggior parte dei casi le azioni delle società più importanti vengono negoziate sul mercato azionario. Quest’ultimo termine si utilizza in maniera generale per riferirsi a una rete globale di mercati specifici nei quali avviene la compravendita di azioni.
Ad esempio, la gran parte delle azioni del Regno Unito è quotata alla Borsa di Londra (LSE) mentre le azioni americane sono quotate alla Borsa di New York (NYSE) o sul NASDAQ.
Questi mercati finanziari, dove avviene la negoziazione di titoli azionari, sono rigidamente regolamentati. Solo soggetti qualificati possono negoziare fisicamente; quindi, gli investitori devono solitamente passare attraverso un intermediario.
L’intermediario di borsa
Il ruolo dell’intermediario di borsa è eseguire la compravendita di titoli per conto dei propri clienti. In passato, gli investitori fornivano le istruzioni di trading ai broker telefonicamente, i quali le trasmettevano a un trader autorizzato sul mercato. Attualmente, questa operazione viene effettuata prevalentemente online.
Esistono tre tipi di broker:
- Servizio completo. Sviluppa ed esegue una strategia in linea con gli obiettivi di investimento del cliente ed effettua le negoziazioni per suo conto. Commissione elevata
- Consulenza: Fornisce consulenza sugli investimenti e suggerisce operazioni specifiche, lasciando tuttavia al cliente la decisione finale. Commissione media
- Solo esecutivo. Si limita a eseguire le istruzioni di trading del cliente, di norma su una piattaforma online. Non offre alcun servizio di consulenza. Commissione bassa
Per la scelta di un broker è importante valutare fattori quali la propria conoscenza dei mercati finanziari e il tempo che si è disposti a dedicare al controllo del proprio portafoglio.
Come vengono quotate le azioni in borsa?
La proprietà di una società può essere privata o pubblica. Le società private non sono riportate nei principali mercati borsistici; pertanto, l’acquisto delle relative azioni deve avvenire tramite il contatto diretto con i proprietari, che potrebbero comunque rifiutarsi di metterle in vendita.
Per raccogliere capitale o aumentare la propria reputazione la società dovrebbe diventare ‘pubblica’ collocandosi in borsa con un’IPO, (IPO è l’acronimo della locuzione anglosassone Initial Public Offering, che può essere tradotto in italiano in offerta pubblica iniziale). In seguito, all’IPO le azioni dell’azienda vengono ammesse alla borsa valori e qualsiasi investitore avrà la possibilità di acquistarle o venderle.
Le società quotate in borsa generalmente hanno un numero maggiore di azionisti rispetto a quelle private e sono soggette a regolamentazioni più rigide. Sebbene le norme possano variare a seconda del mercato, in generale le società pubbliche devono nominare un consiglio di amministrazione e divulgare le proprie informazioni finanziarie almeno ogni sei mesi.

Dividendi
Uno dei vantaggi chiave degli investimenti in azioni è il suo potenziale in termini di dividendi.
Il dividendo è l’importo in denaro distribuito agli azionisti e rappresenta una quota degli utili della società. Sono gli amministratori della società a determinare la quantità di utili da utilizzare per le necessità dell’azienda e quella da distribuire agli azionisti sotto forma di dividendi.
I dividendi possono compensare una lieve variazione del prezzo delle azioni, consentendo comunque agli azionisti di ottenere un profitto. Le aziende in rapida crescita, tuttavia, tendono a non distribuire dividendi, preferendo reinvestire tutti i profitti per sostenere l’espansione aziendale. In questo caso, il vantaggio per gli azionisti risiede nella probabilità di un aumento del valore delle azioni nel lungo periodo.
Cosa sono gli indici di borsa?
Avrai già sentito parlare degli indici di borsa, come ad esempio il FTSE 100, il Dow Jones o il Nikkei 225. Infatti, vengono spesso citati nelle notizie di attualità o nelle sezioni finanziarie dei giornali, normalmente insieme a un valore che ne indica l’aumento o la diminuzione.
Ma che cosa si intende per indice di borsa e che cosa rappresenta?
Un indice di borsa è la misura del valore di un determinato segmento del mercato azionario.
Il ‘segmento’ di un mercato azionario può consistere in:
Una borsa valori (ad esempio la borsa di Tokyo il New York Stock Exchange o il NASDAQ)
Un’area geografica (ad esempio l’Europa o l’Asia)
Un settore (ad esempio quello energetico, immobiliare, dell’elettronica e così via).
Ad esempio, il CAC40 rappresenta i 40 titoli francesi o esteri a maggior capitalizzazioni quotati presso la sede parigina di Euronext, il FTSE 100 rappresenta le 100 maggiori società quotate alla Borsa di Londra. Se mediamente il prezzo delle azioni di queste società aumenta, allora aumenterà anche il valore dell’indice e viceversa.
L’importanza degli indici di borsa
Gli indici di borsa forniscono ai trader e investitori indicazioni sull’andamento dei mercati finanziari, di un’area geografica o di un settore.
Ad esempio, il FTSE-100, costituito dalle 100 principali società quotate al London Stock Exchange: se l’indice è in rialzo significa che in media queste società godono di buona salute.
Un rialzo dell’FTSE-100 indica agli investitori che il mercato azionario inglese è in crescita, il che molto spesso significa che tutta l’economia inglese è in buone condizioni. Quindi spesso le variazioni di prezzo dei principali indici di borsa aiutano i trader a capire l’andamento generale dell’economia di un determinato paese.
Che cosa sono gli indici di borsa principali?
Nella maggior parte dei paesi esiste un unico indice di borsa principale che rappresenta le maggiori società nazionali. Ad esempio:
FTSE 100 | Regno Unito |
DAX | Germania |
CAC 40 | Francia |
IBEX 35 | Spagna |
FTSE MIB | Italia |
Nikkei 225 | Giappone |
Hang Seng | Hong Kong |
ASX 200 | Australia |
TSX 60 | Canada |
Negli Stati Uniti esistono invece più indici principali basati su una segmentazione del mercato più specifica. I tre indici principali statunitensi sono:
Dow Jones Industrial Average (DJIA)
Il Dow Jones Industrial Average è composto da 30 delle principali società degli Stati Uniti, ed è uno degli indici più noti e storici. Creato nel 1896, inizialmente includeva principalmente aziende dell’industria pesante, ma attualmente questa composizione è cambiata.
L’indice S&P 500 rappresenta una gamma di settori più diversificata rispetto al DJIA e riflette l’andamento di un paniere composto dai 500 principali titoli statunitensi quotati sul NASDAQ e alla Borsa di New York (NYSE). Introdotto nella sua configurazione attuale negli anni ’50, l’S&P 500 copre attualmente circa il 70% del valore totale del mercato azionario statunitense.
Creato nel 1985, il NASDAQ 100 prende in considerazione le prime 100 società di tipo non finanziario quotate sul mercato NASDAQ di New York. Rappresenta aziende appartenenti a vari segmenti, con particolare interesse per i settori dell’informatica, delle telecomunicazioni e delle biotecnologie.
Come vengono calcolati gli indici di borsa principali?
La maggior parte degli indici principali è calcolata utilizzando un sistema ponderato basato sui prezzi o sulla capitalizzazione di mercato.
Sistema basato sulla capitalizzazione
Questo sistema viene utilizzato per calcolare la maggior parte degli indici di borsa. Nel calcolo del valore complessivo dell’indice, vengono considerate le dimensioni delle diverse società che compongono il paniere. Maggiore è il valore di una società, maggiore sarà l’influenza del prezzo delle sue azioni sull’indice di riferimento.
Per calcolare il valore di una società basta moltiplicare il prezzo unitario delle azioni per il numero di azioni emesse. Questa operazione è definita capitalizzazione di mercato.
L’indice FTSE 100 è calcolato con questo metodo, quindi se ad esempio il valore della società BP corrisponde al doppio del valore della società Barclays, l’effetto sull’indice FTSE 100 delle variazioni di prezzo delle azioni BP sarà due volte maggiore rispetto all’impatto causato dalle variazioni delle azioni Barclays.
Ecco altri indici che utilizzano questo sistema: S&P 500, NASDAQ-100, Hang Seng, CAC 40, IBEX 35 e ASX 200.
Sistema basato sui prezzi
Questo metodo si basa sul prezzo effettivo delle azioni delle società che compongono il paniere, anziché sulle loro dimensioni complessive.
L’influenza di ciascuna società sul valore dell’indice è direttamente proporzionale al prezzo delle sue azioni. Ad esempio, un titolo con una quotazione di $150 avrà un impatto sull’indice cinque volte superiore rispetto a un titolo con una quotazione di $50. Questo metodo è applicato esclusivamente a due indici: il Dow Jones Industrial Average e il Nikkei 225.
Come negoziare gli indici di borsa?
Poiché gli indici rappresentano esclusivamente valori numerici, non è possibile acquistarli o venderli direttamente, in quanto non esiste alcun bene tangibile da scambiare o di cui detenere la proprietà. Pertanto, per negoziare il prezzo di un indice, è necessario selezionare un prodotto che ne rifletta l’andamento.
Esistono diversi strumenti finanziari che possono soddisfare questa esigenza:
Fondo indicizzato. Fondo di investimento specializzato il cui obiettivo è replicare l’andamento di un particolare indice di borsa. È possibile investire nei fondi indicizzati tramite un gestore di fondi.
Fondi ETF – Exchange-traded fund (ETF). Particolare tipologia di indice negoziabile come un titolo su un mercato borsistico. Proprio come per i titoli, anche il prezzo degli ETF può variare nel corso di ciascun giorno di negoziazione, a seconda dell’andamento delle operazioni di compravendita. Attualmente il maggiore ETF a livello globale è il titolo SPDR S&P 500, che infatti monitora l’andamento dell’indice S&P 500.
Derivati. Prodotti finanziari il cui prezzo deriva dal rendimento di uno strumento sottostante. Esempi di derivati: futures, opzioni, binary e CFD (Contract For Difference, contratto per differenza).
Il forex
Tra i mercati finanziari, il mercato forex rappresenta la piattaforma in cui privati e società effettuano scambi di valute. Probabilmente anche voi avete già partecipato a questo mercato, ad esempio quando avete cambiato sterline in euro durante un viaggio.
Ci si riferisce a questo mercato finanziario, il maggiore a livello globale, anche come mercato valutario, FX o mercato delle divise. Su questa piazza avvengono in media transazioni per più di 5 mila miliardi di dollari al giorno, un volume circa 100 volte superiore a quello della Borsa di New York (NYSE), il più grande mercato borsistico del mondo.
Il forex è uno strumento utilizzato non solo da singoli individui e aziende, ma anche da istituti finanziari, banche centrali e governi. Questo strumento facilita il commercio e gli investimenti internazionali poiché consente alle società di guadagnare in una valuta e pagare merci e servizi in un’altra valuta.
Il trading forex riveste sempre un certo interesse per molti attori sul mercato: dai singoli trader mossi dalla prospettiva di ottenere rapidamente profitti alle banche centrali interessate a controllare la quantità di valuta in circolazione.
I soggetti di maggior rilievo su questo mercato sono sicuramente le principali banche internazionali: tra queste Citigroup, Deutsche Bank, Barclays, JPMorgan e UBS sono coinvolte nel 50% circa delle negoziazioni forex globali.

Perché fare trading sul forex?
Privati e aziende partecipano al mercato forex per due motivi principali:
Speculazione. Nella maggior parte dei casi, sia gli istituti che i singoli individui impegnati nelle transazioni forex mirano a ottenere un guadagno economico: questo significa che effettuando un’operazione di trading non intendono realmente ricevere la valuta, ma piuttosto trarre profitto dai movimenti di mercato.
Dal momento che i maggiori istituti finanziari sono sempre interessati a ricavare profitti dalle lievi variazioni dei prezzi forex, in una singola giornata possono avvenire molti trade di entità considerevole. A causa di questa intensa attività, il mercato finanziario dei tassi di cambio è sempre stato uno dei più volatili al mondo, ma questa caratteristica si traduce anche in maggiori opportunità di speculazione e profitto.
Acquisto di beni e servizi in valuta estera. Il pagamento per qualsiasi scambio di beni o servizi tra due soggetti dislocati in paesi diversi implica l’esecuzione di una transazione sul mercato valutario. Il volume di questo tipo di transazioni a livello globale è enorme.
Sebbene il numero di operazioni eseguite sia elevato, gli importi delle valute scambiate sono spesso marginali rispetto alle transazioni effettuate dai grandi speculatori. Pertanto, le negoziazioni di natura commerciale non hanno un impatto significativo sui tassi di mercato a breve termine.
Fare trading sul forex
A differenza del trading azionario, il forex è un mercato over the counter (OTC), vale a dire che le valute vengono scambiate direttamente tra le parti anziché su un mercato borsistico.
Il mercato forex è totalmente elettronico e non ha una sede centrale, dal momento che le operazioni avvengono tramite una rete globale di banche: puoi quindi fare trading dovunque scegliendo il tuo broker forex e negoziare in qualsiasi momento durante gli orari di apertura delle quattro sessioni di trading principali a livello mondiale (Londra, New York, Sydney e Tokyo).
In pratica ogni settimana puoi negoziare la maggior parte delle coppie di valute dalle 21:00 o dalle 22:00 (fuso orario Regno Unito) della domenica fino alle 21:00 o alle 22:00 (fuso orario Regno Unito) del venerdì successivo. Gli orari esatti possono variare con il cambio dell’ora legale nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Canada.
I prezzi forex sono sempre quotati in coppie: ad esempio l’euro dollaro, viene indicato come EUR/USD. La valuta alla sinistra (EUR) viene indicata come valuta principale o di base, mentre la valuta alla destra (USD) è la valuta secondaria o contro valuta.
Nel nostro caso, l’euro (EUR) viene acquistato o venduto ottenendo in cambio una certa quantità di valuta secondaria, a seconda del tasso di cambio applicabile.
Il trading su forex implica l’acquisto di una valuta mediante la vendita simultanea di un’altra valuta.
Un prezzo forex indica la quantità di valuta di quotazione che si può acquistare per ogni unità di valuta base. Ad esempio:
EUR/USD = 1.20164
significa che un euro vale 1,20164 dollari.
Se ritieni che la valuta base, in questo caso l’euro, si apprezzerà sulla valuta di quotazione, ovvero il dollaro, allora acquisterai la coppia. Questa operazione corrisponde ad aprire una posizione long. Se pensi invece che l’euro sia destinato a deprezzarsi allora venderai la coppia, ovvero aprirai una posizione short.
Ogni valuta all’interno della coppia è espressa da un codice a tre lettere. In genere le prime due lettere si riferiscono al paese o alla regione e l’ultima alla valuta. Nella coppia USD/JPY, ad esempio:
USD sta per dollaro americano, mentre JPY sta per yen giapponese.
I PIP
A differenza dei movimenti dei prezzi delle azioni, misurabili in unità monetarie, i cambi forex sono misurati in unità quantitative molto piccole denominate pip.
Ad esempio, per EUR/USD, un movimento da 1.20160 a 1.20170, corrisponde ad un aumento del valore pari a 0,0001 USD ovvero a un pip.
Per la maggior parte delle coppie valutarie un pip corrisponde al movimento di una cifra nella quarta posizione decimale. Diverso è il discorso per lo yen quando viene utilizzato come valuta incerta: in questo caso la posizione decimale da considerare è la seconda.
Le posizioni decimali successive alla quarta nelle quotazioni delle coppie corrispondono a pip frazionari, anche detti pipettes.
Che cos’è il ‘lotto’?
Poiché i movimenti in pip riguardano valori minimi, il forex è negoziato in lotti grandi. Un lotto standard è di 100.000 unità monetarie, mentre i lotti mini e micro sono rispettivamente di 10.000 e 1.000 unità.
Lotto | Unità monetarie |
Standard | 100.000 |
Mini | 10.000 |
Micro | 1000 |
Di norma i piccoli investitori non hanno accesso a una tale disponibilità di denaro; perciò, molti broker forex consentono ai propri clienti di negoziare utilizzando la leva finanziaria.
La leva è uno strumento che consente di aprire una posizione con grande esposizione sul mercato a fronte di un deposito relativamente modesto, detto margine. Approfondiremo il concetto di leva finanziaria durante il corso ‘Ordini, esecuzione e leva finanziaria’.
Coppie major
Qualsiasi valuta può teoricamente essere convertita in un’altra, offrendo molte coppie valutarie per la negoziazione. Anche il prezzo del dram armeno rispetto al kwacha zambiano (AMD/ZMW) può essere oggetto di speculazione, purché si trovi un broker disponibile a trattare questa coppia.
In realtà, nella pratica la maggior parte delle negoziazioni forex avviene per poche coppie valutarie specifiche, dette major. In alcuni casi l’inclusione di una coppia nel novero delle major non è condivisa da tutti, ma in generale è valida per le seguenti sei coppie, che da sole rappresentano l’80% delle negoziazioni forex:
Coppia valutaria | Nomi valute |
EUR/USD | Euro / Dollaro americano |
USD/JPY | Dollaro americano / Yen giapponese |
GBP/USD | Sterlina / Dollaro americano |
USD/CHF | Dollaro americano / Franco svizzero |
USD/CAD | Dollaro americano / Dollaro canadese |
AUD/USD | Dollaro australiano / Dollaro americano |
È interessante notare come tutte le coppie riportate sopra includono il dollaro americano, che è la valuta più negoziata in assoluto a livello globale.
Coppie minor ed esotiche
Le coppie negoziate con minor frequenza sono dette coppie valutarie minor. Sono anche denominate cross valutari o semplicemente cross, soprattutto se la coppia non include il dollaro americano. Le coppie minor più diffuse includono l’euro (EUR), la sterlina (GBP) e lo yen giapponese (JPY).
Nel gergo di alcuni broker forex queste coppie sono denominate anche esotiche o emergenti e, di norma, sono formate da una valuta major accompagnata dalla valuta di un paese minore o in via di sviluppo. Tra gli esempi ricordiamo GBP/MXN (sterlina e peso messicano) o USD/PLN (dollaro americano e zloty polacco).
Altre classi forex, quali le coppie austro-asiatiche e scandinave, raggruppano le valute lungo i confini regionali. Queste classi mettono a confronto le valute di regioni contigue oppure le abbinano con le valute di altre parti del mondo. Ad esempio, AUD/NZD (dollaro australiano e dollaro neozelandese) e EUR/NOK (euro e corona norvegese) sono rispettivamente una coppia austro-asiatica e una coppia scandinava.
Che cosa influenza i mercati forex?
Abbiamo visto il concetto di forex e le modalità di trading su questo mercato; tuttavia, è fondamentale comprendere i fattori che influenzano le variazioni dei prezzi.
Le valute sono lo specchio delle condizioni economiche del territorio in cui vengono utilizzate; quindi, se con un trade puntiamo al rialzo di una determinata valuta, in realtà stiamo scommettendo sullo stato dell’economia di quel territorio.
In termini generali, il valore relativo di una valuta rispetto alle altre è determinato dalla solidità economica del paese corrispondente; di conseguenza, i fattori che influenzano l’economia di una nazione incidono significativamente anche sul valore della sua valuta.
Tra questi fattori ricordiamo:
- Tassi di interesse
- Tassi di inflazione
- Politiche governative
- Domanda dell’import-export
- Statistiche economiche quali i livelli di disoccupazione e i dati sulla crescita e la produzione industriale.
I mercati finanziari – Le materie prime
A differenza delle azioni, degli indici o delle valute, le materie prime sono asset fisici costituiti da materie prime tra cui metalli, minerali e prodotti agricoli. Esempi di materie prime sono:
- oro
- oil
- wheat
- cattle
Per essere ufficialmente negoziabili, le materie prime devono essere totalmente interscambiabili con altre materie prime dello stesso tipo, indipendentemente dal luogo di produzione, coltivazione o estrazione.
Per un trader di materie prime l’oro è sempre oro, indipendentemente dal luogo in cui è stato estratto. Un grammo d’oro estratto in Australia ha esattamente lo stesso valore di un grammo estratto in Cina o negli Stati Uniti. Lo stesso si può dire per altre materie prime, come il gas naturale, il cotone o il rame, a condizione che rispettino determinati standard minimi di qualità o purezza.
In economia, questa caratteristica è chiamata fungibilità dei beni e consente di negoziarli in grandi quantità sul mercato in modo relativamente rapido e semplice. Questo accade perché i trader sanno che stanno comprando e vendendo asset equivalenti, senza doverli ispezionare o determinare come e dove sono stati prodotti.
Tipologie di materie prime
Solitamente le materie prime vengono suddivise in due gruppi:
Soft commodities. Queste materie prime sono di tipo agricolo e vengono coltivate anziché estratte. Le soft commodities possono essere soggette a variazioni significative nel breve periodo a causa dei cicli naturali di crescita, dei fattori climatici e della loro deperibilità, che può causare fluttuazioni nei prezzi.
Hard commodities. Queste materie prime sono estratte dal sottosuolo o derivano da altre risorse naturali. In generale, le hard commodities sono gestite e trasportate con maggiore facilità rispetto alle soft commodities e sono più facilmente integrabili nei processi industriali.
Le materie prime possono essere classificate anche in funzione del settore ecologico cui appartengono:
- Energie (petrolio e gas)
- Metalli (oro, argento, rame, piombo, ecc.)
- Agricoltura (frumento, caffè, bestiame, ecc.)
Come negoziate le materie prime
Esistono due modalità principali di negoziazione delle materie prime:
Il mercato spot
È il mercato nel quale gli asset finanziari sono venduti con liquidazione immediata. Ci si rivolge a questo mercato se si ha la necessità di una consegna immediata della merce.
Supponiamo che voi gestiate un’azienda specializzata nella produzione di tubazioni industriali. Recentemente, avete ricevuto un ordine significativo per delle tubazioni in rame, ma le vostre scorte di magazzino sono esaurite. Per ottenere immediatamente il rame necessario, la soluzione ottimale è procedere con l’acquisto sul mercato spot.
Allo stesso modo, se per esempio avete un’azienda mineraria e volete vendere subito una certa quantità di carbone, eseguirete l’operazione sul mercato spot.
Poiché le materie prime vengono negoziate in quantitativi considerevoli e su scala globale, il mercato spot adotta standard predefiniti che permettono ai trader di effettuare rapidamente operazioni di compravendita senza dover ispezionare visivamente la merce.
Mercato dei future
Il mercato dei future è il luogo in cui acquirenti e venditori si impegnano a scambiare una certa quantità di un asset in una data futura certa a un prezzo stabilito al momento della contrattazione.
Gli asset non vengono negoziati fisicamente, quindi le parti comprano e vendono contratti futures (I futures sono contratti di compravendita tra due parti, il cui prezzo viene concordato nel presente, mentre lo scambio del bene o dello strumento finanziario avverrà successivamente a una data prestabilita).
Questo permette ai trader di speculare sui prezzi delle materie prime senza possederle concretamente, dato che i contratti possono essere venduti o chiusi prima della consegna.
In questo modo se vuoi fare trading sul prezzo del bestiame non correrai il rischio di vederti consegnare una mandria di bovini dopo alcuni mesi. Questo rappresenta un bel vantaggio.
Anche se i contratti futures vengono spesso utilizzati da aziende e privati interessati allo scambio di materie prime reali in una data futura, nella maggior parte dei casi vengono negoziati per finalità speculative e di hedging.
È importante notare che il prezzo dei contratti futures differisce da quello della compravendita sul mercato spot. Questo perché il venditore deve considerare rischi e costi futuri, come giacenza e trasporto. Pertanto, i contratti futures usano prezzi forward invece dei prezzi spot.
Chi negozia i futures su materie prime?
Esistono quattro tipologie principali di trader che negoziano futures sulle materie prime.
Produttori. Le aziende e i singoli individui responsabili della produzione o dell’estrazione delle materie prime possono stipulare un contratto future per mitigare il rischio di variazioni nei prezzi futuri. Ad esempio, un coltivatore di caffè che decide di vendere la propria piantagione a una data e a un prezzo prestabiliti otterrà un introito garantito al momento concordato, indipendentemente dal fatto che nel frattempo i prezzi del caffè siano diminuiti.
Speculatori. Sono trader il cui unico obiettivo è ricavare un profitto dai movimenti di prezzo delle materie prime. In genere non sono interessati ad acquisire la proprietà effettiva della merce.
Hedger. Sono investitori a medio-lungo termine che includono materie prime nel proprio portafoglio per proteggersi da eventuali movimenti al ribasso di altri asset. I movimenti delle materie prime tendono spesso a seguire una direzione opposta, o almeno non correlata, rispetto a quella di determinati titoli o obbligazioni.
Ad esempio, gli investitori che includono le materie prime nel proprio portafoglio spesso risentono in maniera meno pesante degli effetti di un’eventuale crisi del mercato azionario rispetto a chi possiede solo azioni. L’oro in particolare viene ritenuto un “bene rifugio” ed è spesso oggetto di notevoli investimenti nei momenti di instabilità del mercato azionario.
Broker. Si tratta di aziende o di singoli individui che eseguono l’ordine di acquisto o di vendita dei contratti di materie prime per conto dei propri clienti.
Dove vengono negoziate le materie prime?
Le materie prime vengono negoziate in numerose borse specializzate nell’ambito di particolari mercati. Tra queste:
1 – LIFFE. Acronimo di London International Financial Futures and Options Exchange: è la piazza europea più importante per le materie prime
Specializzazione: Soft commodities: cacao, frumento, caffè, zucchero, mais
2 – New York Mercantile Exchange (NYMEX). La più grande borsa mondiale per futures sulle materie prime fisiche
Specializzazione
Energia e metalli: greggio, gas naturale, nafta, benzina verde RBOB, oro, argento, rame, platino, palladio
3 – London Metal Exchange. Il mercato dei metalli non ferrosi più importante del mondo
Specializzazione: Metalli che non contengono ferro: alluminio, rame, stagno, nichel, zinco, piombo, lega di alluminio, cobalto
4 – ICE Futures US. La principale borsa internazionale per opzioni e futures sulle soft commodities
Specializzazione: Soft commodities: zucchero, cotone, cacao, caffè, succo d’arancia
5 – Chicago Board of Trade (CBOT). La più antica borsa mondiale per futures e opzioni
Specializzazione: Cereali: grano, soia, olio di soia, farina di estrazione di soia, avena, riso non brillato.
Volumi del contratto
I futures sulle materie prime vengono negoziati in contratti. Ogni prodotto ha un volume standard, definito dalla borsa futures in cui viene negoziato. Data la quantità delle materie prime coinvolte, i volumi dei contratti sono spesso elevati.
Prendiamo l’oro, tanto per fare un esempio. Il volume del contratto per i future sull’oro è di cento once troy. Quindi se l’oro viene negoziato a $1.100 all’oncia troy e voi acquistate un unico contratto di oro, tale contratto avrà un valore di $110.000 (1100 x 100 once).
I piccoli investitori spesso non hanno abbastanza denaro, quindi usano la leva finanziaria per negoziare futures su materie prime. Molte borse e broker offrono anche contratti mini, che variano dal 10% al 50% di un contratto standard.
È fondamentale verificare il volume del contratto prima di effettuare un ordine, poiché i volumi possono variare notevolmente tra contratti mini e standard a seconda della materia prima negoziata.
Cosa influenza i prezzi delle materie prime
Come per tutti i tipi di negoziazione, il fattore principale che influisce sui prezzi delle materie prime è l’equilibrio tra domanda e offerta.
Ad esempio, qualora la produzione della seta sia particolarmente abbondante, l’aumento dell’offerta comporterà una diminuzione del prezzo di questa materia prima, a condizione che il livello della domanda rimanga invariato. Al contrario, se le aziende del settore tessile e dell’abbigliamento manifestano un incremento della domanda della seta e i produttori non sono in grado di soddisfarla, il prezzo della seta subirà un aumento.
Tra gli altri fattori che influenzano i prezzi delle materie prime troviamo:
Fattori climatici. Le materie prime agricole dipendono fortemente dal clima, che regola il raccolto. Un raccolto scarso si traduce in una bassa offerta, che causa l’aumento dei prezzi.
Fattori economici e politici. Situazioni di conflitto o di instabilità politica possono influenzare pesantemente i prezzi: ad esempio eventuali episodi di disordine in Medio Oriente spesso determinano una fluttuazione del prezzo del petrolio a causa della situazione di incertezza che si viene a creare nell’offerta di questa materia prima.
Il dollaro americano. Le materie prime sono valutate in dollari americani e generalmente si muovono in direzione opposta a questa valuta. Un calo del dollaro aumenta i prezzi delle materie prime poiché servono più dollari per comprarle. Al contrario, un aumento del dollaro abbassa i prezzi rendendo l’acquisto delle materie prime più economico.
Concludendo
In conclusione, comprendere il funzionamento dei mercati finanziari, i volumi dei contratti e i fattori che influenzano i prezzi delle materie prime è essenziale per evitare truffe e investimenti azzardati. È importante che i piccoli investitori non si lascino ingannare dall’apparente facilità di guadagno e si informino adeguatamente prima di effettuare operazioni. Questo articolo mira a fornire una base di conoscenza per navigare con maggiore sicurezza nel complesso mondo delle materie prime.
Nel prossimo futuro, continuerò a esplorare argomenti correlati, approfondendo ulteriormente le dinamiche dei mercati finanziari e offrendo ulteriori strumenti e suggerimenti per gli investitori. Restate sintonizzati per i prossimi articoli che vi guideranno lungo questo affascinante percorso di scoperta e comprensione finanziaria.
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Perché Semplicemente io? Non ho la presunzione di insegnare nulla ma semplicemente di condividere quello che ho imparato lungo la strada.. perché spesso ha aiutato me e penso che possa aiutare anche agli altri.
Un abbraccio e buon blogging ma soprattutto buona vita a te.
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